Um excerto do meu conto, «Ars Amatoria», na língua de Dante.
«Tutto cominciò la domenica di Pentecoste del 1786, verso le tre, quando orde di topi invasero le case, le soffitte, i fienili e i giardini della cittadina, scendendo per le strade e i vicoli alluvionati, venuti, probabilmente, dalle campagne circostanti o dall’inferno; una cosa mai vista prima: quella caterva si presentava alquanto funesta, allo stesso modo delle piaghe d’Egitto. La cittadina di Batalha, addobbata per i ministeri religiosi, si ritrovò improvvisamente nel trambusto e tutta la popolazione uscì in piazza, mostrando scapolari, santini e oggetti benedetti, per invocare tutti i santi che avessero un disegno in particolare sugli strani intenti che comandavano in quel modo la furia di quei roditori; altri, più devoti e ferventi, si inginocchiavano, salmodiando responsi e recitando litanie e invocazioni, perché liberassero i fedeli da quel cataclisma che tanto li terrorizzava. Gli almanacchi predicevano abbondanza e fertilità media per i campi, eppure ciò non giustificava un’apocalisse di quelle proporzioni, che ricopriva le strade di malinconia e devastava tutto. Sembrava non ci fosse salvezza possibile e tutti temevano il peggio.»
Paulo Moreiras, «Ars Amatoria»
in Racconti imperfetti (2017)
[trad. di Chiara Lazzaretti]
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